Maria Lucia Albertini

opera iscritta al BIANCOSCURO Art Contest Winter Edition - un progetto a cura di BIANCOSCURO Art Magazine - 2021
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Giuditta e Oloferne
2021
alluminio laccato
65x80x85 cm.


Giuditta e Oloferne
L’arte contemporanea si (ri)appropria della mitologia storica e del pensiero umano e della sua intimità, tra leggenda, audacia del sogno e del mito del Dio Onnipotente dell’Universo, Creatore del cielo e della Terra, delle stelle e dello spazio, delle galassie e della luna-sole forza di luce e calore di vita che riscalda il pianeta rigenerandolo di continuo a nuova vita, a nuova linfa vitale della sopravvivenza e della gloria e  delle battaglie e delle tenebre. L’artista di ieri e di oggi osa e osa scrutare negli abissi della mente e della psiche per approdare a nuovi luoghi, a nuove mete della conoscenza e dell’appagamento e dell’esplorazione sfidando l’incognito del confine dei confini, per apprendere e conoscere il mondo della mente e della sua realtà.
Albertini, artista contemporaneo d’oggi, isolatosi nel lungo, silenzioso distaccamento sociale imposto dalle Autorità nel tempo del lockdown, nell’intimità del suo atelier-studio, Cascina Fonte Strola, un “maniero del Seicento” posto tra il lago d’Orta e Maggiore  scelto da molti artisti di fama internazionale, medita, studia, si interroga, affinché il tempo non passi invano, “raccontando” attraverso i suoi innamoramenti di essere artista dei personaggi che l’attraggono nella mitologia: Arianna, opera scultorea robotica impetuosa, di recente concepimento è, l’ultima nata, “Giuditta e Oloferne” che, dal Verrocchio a Caravaggio con Artemisia Gentileschi e l’arte toscana, da Canova a Klimt, la letteratura pittorica ne è ricca di immagini significative, l’omaggio brutale e violento voluto da Albertini nell’effige del contemporaneo si ribella alla prepotenza del più forte, dell’uomo tiranno, all’ingiustizia della società di ieri e di oggi (come, purtroppo, assistiamo alle continue notizie diffuse attraverso i mezzi di comunicazione e di stampa alla soppressione violenta di donne fragili, perpetrate da mani sacrileghe che ne decretano la morte del fisico, dello spirito, del pensiero e dell’annientamento), si fa audace, coraggiosa, come una amazzone-soldatessa della verità brandisce la spada, arma di annientamento, il male viene estirpato con la morte del soggetto cattivo, prepotente, usurpatore.  Giustizia è fatta. La testa cade.
La libertà dell’amore vince sulle barbarie delle azioni dell’uomo, guerriero o tiranno, re o soldato, generale  o mercenario, potente o meschino.
L’opera è lì nella sua “plasmazione” voluta da Albertini, luminosa, affascinante, erotica, austera, luccicante nella espressività di soggetto antico e biblico ma contemporaneo, attuale, un samurai che vive nella cosmopolita società planetaria d’oggi tra frastuoni e frenesie rincorrendosi da un luogo all’altro, il presente che è già il domani, pensando al passato che è la quotidianità d’oggi.
Ed è una bella storia, mitologica e d’arte, surreale e fantastica, intima e concettuale, poderosa e stupefacente, carica di grande umanità.
Ed è una verità che non viene mai meno. Albertini “racconta” sapientemente con fascino intellettuale, estetico, psicologico, intimo e “freudiano” che dopo il baratro la luce è lì che ci aspetta.
 Ed è la luce della salvezza e della speranza.
Liviano Papa


Maria Lucia Albertini (Novara, Italy) Maria Lucia Albertini, in arte solo Albertini, fin da piccola ha mostrato una naturale predisposizione per la scultura. Ha iniziato la sua formazione presso il Liceo Artistico di Novara, poi la laurea in Architettura e il corso del libero Nudo presso il Brera di Milano. Oltre a operare nel settore dell’architettura con successo, porta avanti ed evolve la sua originale ricerca artistica legata alla figura umana, alla luce, al segno e all’impronta della materia nel tempo, rappresenta la bellezza nell’età della giovinezza per fissarne l’immortalità.
Grazie al suo talento poliedrico, Albertini sperimenta e realizza, oltre ai dipinti ad olio e acrilico tra cui spiccano i particolari dipinti su lastre in ottone, sculture in: terracotta, alluminio, bronzo, resina, gesso, cera e legno. Nascono così la serie dei “bronzi antichi” dove l’utilizzo del bronzo richiama il concetto di eternità e i conosciuti bronzi colorati, della serie “bronzo organico” esposti in diversi eventi e in occasione della 57° Biennale di Venezia. Abbiamo gli affascinanti pezzi unici realizzati in legno e cera della serie “bio-antropomorfa”, legati al concetto ecologico dell’urgente e inderogabile rispetto della natura. La serie “sacro e profano”, dove spiccano le mani d’oro innalzate, dell’opera “c.nineteen” (2019), e le grandi sculture a dimensione naturale, Arianna,(2020), e Giuditta e Oloferne, (2021) della serie “nella mitologia” presentate nella V edizione di Step Art Fair di Milano nel 2021. (www.albertiniart.com) segue la critica di Liviano Papa, che ha scritto della scultura di ALBERTINI su  Julliet numero 205 del 2021.

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