Renzo Sbolci

il grande bianco
60×100 cm.
matite colorate e pastelli cerosi e ad olio su legno compensato
2014

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Renzo Sbolci (Livorno  – Italy), dopo una pausa meditativa e di profonda riflessione costruttiva, dai risvolti intimisti, la ritrovata e più recente produzione di Renzo Sbolci, poliedrico artista e letterato (pittore e poeta) si è andata accendendo in luminose e policrome opere dove la figurazione, resa essenziale per dinamiche linee sinuosamente mosse, ha avuto valenze simboliche alla ricerca della introspezione più pura. Composizioni su tavola che richiamano alla mente la vibrazione del disegno Liberty, ma soprattutto la vorticosità della dinamica futurista di un giacomo Balla (anche per la stratificazione su più livelli delle sagome dipinte ed assemblate in una sorta di “pitto-sculture” come in certe realizzazioni di Balla stesso) che talora si stempera in forme più geometricamente composte e dai colori accentuati come nel graficismo del secondo futurismo di un Fortunato Depero. Ma le opere di Sbolci non sottendono ad una cieca ed ottimistica fede nel progresso umano e nel futuro foriero di innovazioni, bensì sono metafore esistenziali dove l’elemento dominante e protagonista assoluto è il pesce, non nella accettazione banale ed accademica di natura morta od elemento naturalistico di incontaminati mari esotici (cioè da mero arredo) ma di simbolo dell’uomo. Uomo inteso come universo interiore, spirito, anima pulsante dell’universo.

Era d’ottobre, nel ’47, a Montenero, difronte al mare bello. Profumava l’aria di salmastro, volavano le foglie nel libeccio.  Questa fu, del mio venire al mondo, l’accoglienza. Poi la Vita, tutti ben lo sappiamo, è danza a tratti vorticosa, a tratti lenta. E’ magnifico doloroso canto e luci ed ombre e tanti bei colori. I colori fin da bimbetto m’han sempre appassionato; restavo ore a guardare il padre dipinger per diletto. Mi ritrovai così adolescente a seguir quella strada, ma ben presto m’accorsi che dovevo tracciare un mio sentiero fuori da una tradizione che mi opprimeva.  Scelsi la via dell’informale, del gesto, della materia. Sperimentai negli anni molte tecniche finché a metà degli anni ’90 abbandonai tele e pennelli per legno matite e pastelli. Potevo creare opere di maggior spessore, fatte di pieni e vuoti e fondamentale era agire con decisione sulla superficie così da lasciare impresso il segno del mio agire.
Renzo Sbolci

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