Sergio Gatta

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Fiamme
195 cm.
scultura in ciliegio
2016

Sergio Gatta  (Torino  – Italy) nasce a San Giorgio Canavese, in provincia di Torino, nel 1950.
Coltiva la passione per l’arte fin da ragazzo; conosce e frequenta alcuni illustri artisti (Alemanni e Colonello), dai quali assimila una basilare formazione artistica. Studia storia dell’arte – in particolare i maestri dell’ottocento, i surrealisti, i simbolisti e i fiamminghi – approfondendo la sua ricerca pittorica.
Negli anni ’70 a Ivrea, con Pippo Ciarlo, pittore, e Lella Durando, critica d’arte, è socio fondatore del Centro Culturale “Gilgamesh”.
Incide lastre con la tecnica dell’acquaforte, ed esegue monotipi. Le sue opere, eseguite con tecnica minuziosa, evidenziano un simbolismo che interpreta la natura e i suoi mutamenti in simbiosi con l’uomo, tanto nella vita che nella morte.
Le più recenti esperienze pittoriche – i “percorsi di pittura moderna” – sono elaborazioni cromatiche dei monotipi, tendenti all’astrattismo di Kandinskij. In alcune opere fa riferimento anche a Pollock, ma elabora i colori dopo averli stesi sul supporto.
Si accosta anche – silenziosamente e grazie alla sua provetta manualità per sgorbie e altri attrezzi – alla scultura del legno. Modella con fine plasticità nei legni più duri, che leviga per poterne esaltare le venature, i suoi soggetti, tra cui risaltano: animali, vecchie scarpe, figure antropomorfe ironiche e grottesche. Appassionato di archeologia, è attratto dalla simbologia delle Dee Madri del paleolitico, che riproduce meticolosamente seppure in varie dimensioni.
Ha esposto in mostre collettive e personali con successi lusinghieri. Ha partecipato a concorsi nazionali ed estemporanei, ottenendo ambiti premi e riconoscimenti. Le sue opere sono apprezzate in Italia e all’estero. Egli stesso, però, afferma di non ricercare la competizione, tanto meno la schiavitù di produrre ciò che il pubblico richiede. Ascolta piuttosto le esigenze della sua sensibilità interiore. La sua pittura è, per lui, la ricerca di un’interpretazione del paesaggio che verte contemporaneamente al simbolismo, al surrealismo e al metafisico.
Ama, ed esegue, cieli con particolari atmosfere, quasi sempre nordiche. La candida betulla – il suo albero preferito – è sovente in metamorfosi dove, nel processo di “scortecciamento”, diventa antropomorfa. Si dedica, specialmente in questi ultimi dieci anni di pensionamento, per parecchie ore al giorno al suo impegno artistico. La sua produzione è diventata così molto cospicua e comprende: acqueforti, dipinti a olio, dipinti moderni a smalto e acrilico, sculture tradizionali e moderne. Non dimentica neppure i lavori d’artigianato artistico: ricava tavoli e sedie rustiche da grandi tronchi, sempre rifiniti con le sgorbie.
Appassionato anche di storia medievale e preistoria, è coautore del libro ”Fiorano si racconta”, per il quale ha eseguito rilievi, ricerche storiche e preistoriche, e disegni architettonici di strutture medievali del Canavese.
Artista polivalente, ha spaziato anche in arti complementari, quali il restauro di oggetti sacri, dipinti, stampe, doratura con foglia oro. Quasi sempre solo nel apprendere le tecniche da cui si sente attratto, non fa a tempo ad assimilarne una, per passare subito a un’altra. Così facendo, il suo atelier è diventato nel tempo ”pluri-artistico”: non si sa da dove si entra, ma neppure da dove si esce …

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