Maria Lucia Albertini

opera iscritta al BIANCOSCURO Art Contest Winter Edition - un progetto a cura di BIANCOSCURO Art Magazine - 2021
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Arianna nella Mitologia
2020
alluminio laccato
98x92x90 cm.


Arianna nella Mitologia
Albertini produce questa opera tra il 2019/2020. Toccando in modo profondo il tema che da sempre è alla base della  la sua poetica: il femminio o femminino come purezza di rappresentazione e “ri-affermazione” della donna nella società.
Questa opera che si intitola “Arianna” nella mitologia, è un’opera di grandi dimensioni, dalla prova di artista qui presentata sono in produzione e in vendita  le successive copie in alluminio laccato. Arianna nella mitologia è la prima di una serie di rappresentazioni femminili,  che sono in fase di creazione. Segue in questa serie delle donne nella mitologia e il femminino, la scultura intitolata:” Giuditta e Oloferne”2021.
Questa scultura femminile come dice il titolo, si ispira e rappresenta l“Arianna” della mitologia.
L’Arianna di Albertini, è colta nella posa di una donna che guarda perplessa il “mondo” da lontano dopo essere stata abbandonata.   E’ il suo sguardo sospeso e la sua bellezza classica che lasciano lo spettatore affascinato e stupito.
La posa naturale di Arianna seduta fa capire l’intenzione di Albertini di voler dare un senso vitale alla sua scultura, che non è una copia o un ricalco di un essere esistente, ma è lei, è se stessa, cioè la rappresentazione immaginifica del femminino inteso proprio nella sua accezione filosofica profonda.  Lo sguardo lontano dell’Arianna di Albertini, colpisce perché è uno sguardo che va oltre distaccandosi dalla realtà concreta, portando lo spettatore a immaginare i suoi sogni e i pensieri innocenti traditi e il senso di solitudine e abbandono subito.
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Arianna nella mitologia approfondimento
…Arianna era la figlia del re di Creta, Minosse, il quale aveva imprigionato il Minotauro, mostro mezzo uomo e mezzo toro, in un labirinto costruito da Dedalo, da cui era impossibile uscire.
Ogni anno sette fanciulle ateniesi venivano date in pasto al mostro, finché Teseo, figlio del re di Atene, si nascose fra le fanciulle da sacrificare col proposito di uccidere il mostro. Arianna e Teseo si innamorarono e quando fu il turno di Teseo di entrare nel labirinto, questi dipanò lungo il labirinto il filo regalatogli da Arianna, su suggerimento di Dedalo (il famoso filo di Arianna).Teseo uccise il Minotauro e, riavvolgendo il filo, riuscì ad uscire dal labirinto. E partì con le sue navi e Arianna. Fermatosi all’isola di Nasso, dopo aver giaciuto con Arianna la abbandona sull’isola deserta… poi alcune storie preseguono con Dionisio che le regala una corona  diventa una costellazione.. (se vuoi approfondire segui e leggi sulla la mitologia di Arianna)

Perché Arianna nella mitologia e il femminino
Albertini:”il nome Arianna e la mitologia che lo circonda mi hanno sempre affascinato…
“Oggi più che mai il mito di Arianna abbandonata da Teseo sull’isola di Nasso, ci riporta al nostro tempo in cui, noi abbandonati nella nostra isola deserta, soli… vediamo il mondo allontanarsi…
… Arianna è un personaggio vittima del suo stesso amore e della sua stessa ingenuità…
Lei Arianna, che ha regalato a Teseo il filo di lana per permettergli di uscire e salvarsi dal dedalo del labirinto di Minosse da cui non sarebbe stato possibile uscire senza il suo filo, credendo nel suo amore e nella  sua promessa di diventare sua sposa, lo segue, si imbarca con lui sulla sua nave ma viene vigliaccamente abbandonata sull’isola deserta e inospitale di Nasso. Vigliaccamente e di nascosto Teseo, salpa all’alba con le sue navi e fugge via abbandonandola sola sull’isola deserta …questo sembrerebbe il vero finale… dove Arianna guardando le navi rimane impietrita.
Quante Arianna ci sono nelle donne oggi, quante di noi hanno creduto nell’amore e poi sono rimaste deluse. Ecco perché il mito di Arianna è importante a mio parere, perchè rappresenta la capacità delle donne di credere fino in fondo nell’amore.
La storia dell’arte è ricca delle belle rappresentazioni di Arianna…la bellissima principessa di Creta abbandonata sull’isola di Nasso.
…A me piace pensare anche al finale romantico in cui Dionisio si innamora di lei … e della sua bellezza e  arrivato in suo soccorso la sposa…ma questo questa è un’altra storia come il finale di una commedia del “principe azzurro” 
L’opera si inserisce nelle tendenze artistiche contemporanee e nelle scelte estetiche e poetiche dell’artista che anche in questo imprime nelle vesti le sue impronte, ma a differenza di altre opere questa scultura è di grandi dimensioni, quasi naturali. E si avvicina a poetiche artistiche che pur rimanendo nella corrente espressionista, esprimono la volontà di raffigurare la realtà in modo più eloquente, avvicinando l’artista ad una raffigurazione della figura umana più reale.
Con questa opera Albertini sembra voler dare una svolta alla sua poetica, mettendosi in gioco con un immagine più realistica della rappresentazione della figura umana, così come aveva già fatto con altre opere del periodo giovanile, come il ” Cristo del Mantegna”, “la Camicia”, pur mantenendo la sua inconfondibile impronta artistica nel modellato dell’opera, dell’abito e nella scelta dei colori.


Maria Lucia Albertini (Novara, Italy) Maria Lucia Albertini, in arte solo Albertini, fin da piccola ha mostrato una naturale predisposizione per la scultura. Ha iniziato la sua formazione presso il Liceo Artistico di Novara, poi la laurea in Architettura e il corso del libero Nudo presso il Brera di Milano. Oltre a operare nel settore dell’architettura con successo, porta avanti ed evolve la sua originale ricerca artistica legata alla figura umana, alla luce, al segno e all’impronta della materia nel tempo, rappresenta la bellezza nell’età della giovinezza per fissarne l’immortalità.
Grazie al suo talento poliedrico, Albertini sperimenta e realizza, oltre ai dipinti ad olio e acrilico tra cui spiccano i particolari dipinti su lastre in ottone, sculture in: terracotta, alluminio, bronzo, resina, gesso, cera e legno. Nascono così la serie dei “bronzi antichi” dove l’utilizzo del bronzo richiama il concetto di eternità e i conosciuti bronzi colorati, della serie “bronzo organico” esposti in diversi eventi e in occasione della 57° Biennale di Venezia. Abbiamo gli affascinanti pezzi unici realizzati in legno e cera della serie “bio-antropomorfa”, legati al concetto ecologico dell’urgente e inderogabile rispetto della natura. La serie “sacro e profano”, dove spiccano le mani d’oro innalzate, dell’opera “c.nineteen” (2019), e le grandi sculture a dimensione naturale, Arianna,(2020), e Giuditta e Oloferne, (2021) della serie “nella mitologia” presentate nella V edizione di Step Art Fair di Milano nel 2021. (www.albertiniart.com) segue la critica di Liviano Papa, che ha scritto della scultura di ALBERTINI su  Julliet numero 205 del 2021.

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