Stefania Simanschi

opera iscritta al BIANCOSCURO Art Contest Winter Edition - un progetto a cura di BIANCOSCURO Art Magazine - 2022
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Sogno di una notte d’agosto
2022
mista acrilico e olio su tela
100×70 cm.

Stefania Simanschi (Santa Marina Salina – Messina, Italy). Sono laureata in giurisprudenza all’Università di Bucarest, pittrice autodidatta. Lascio correre la mia fantasia e da qui prendono forma quadri dalle forme e dai colori decisamente unici, calibro la corsa, alternando delicatezza e intensità, assegnando lo stesso ruolo sia alla luce che all’ombra.
Mi piace, se ne ho la possibilità, sperimentare tecniche nuove, le affronto ancora più volentieri se sono ritenute difficili e non mi abbatto se non riesco, ma ci riprovo.
Vivo e lavoro nell’isola di Salina nell’Arcipelago delle Eolie dal 2011. In questi anni da quando sono a Salina ho provato un po’ di tutto passando da un genere all’altro ma non lo ritengo tempo sprecato. Trovo anzi che tutto ciò mi abbia arricchito ed abbia dato più sicurezza alla mia pennellata, ai miei quadri.
Il mio percorso artistico inizia nel 2017 pur avendo da sempre una predisposizione ed una passione all’attività artistica; ho iniziato a realizzare opere pittoriche ritagliate e sagomate come fossero sculture, ho anche realizzato mosaici materici, usando più materiali e più tecniche pittoriche.
I soggetti sono i pesci, il mare, la mia amata isola.
I miei soggetti appaiono incastonati in atmosfere di valenza metafisica, spesso accentuate dalla presenza della figura umana, che si propone come traduzione visiva di diversi stati d’animo.
Il mio lavoro è caratterizzato da una grande fantasia sostenuta da una personale visione dei soggetti che rappresenta. Intraprendente e determinata nella vita come nell’attività artistica ho deciso di confrontarmi con il mondo dell’arte nazionale e non solo e cosi negli ultimi anni sono riuscita a partecipare a numerose collettive in Italia e all’estero continuando a sperimentare e a ricercare linguaggi nuovi.
In sintesi, ho un modo di esprimermi fantastico ed un po’ surreale ma fortemente ideologico.
Le mie opere hanno tutte un fil rouge che le rende riconoscibili e legate tra loro da una convinzione forte che tocca tutti i più importanti temi attuali.
Per me un dipinto, un mosaico, una opera dovrebbe essere come scintille, deve abbagliare come la bellezza di una donna o di una poesia.

Le opere proposte appartengono alla serie dedicata ai vulcani della Sicilia, l’Etna e lo Stromboli.       

Sogno di una notte d’agosto è un’opera che nasce dalla mia grande ammirazione per l’Etna, che è senza dubbio il vulcano più famoso dell’isola, la celebrazione della bellezza inerte, pura e spontanea, la promessa del risveglio e, in questo caso, l’eruzione del vulcano in tutto il suo splendore, la celebrazione di storie d’amore con un altro vulcano, forse non cosi conosciuto come l’Etna, lo Stromboli
Il sogno di una notte d’agosto, esprime in modo esemplare la mia poetica e il mio stile, rappresenta  il viaggio personale.
Tutto nasce in una notte d’agosto quando entrambi i vulcani borbottano ed eruttano in concomitanza.
La scena si svolge protagoniste due “montagne” in eruzione su uno sfondo blu scuro. Etna, rappresentata in color antracite, è una donna formosa, generatrice di cinque colate laviche infuocate appunto le cinque donne, siluette ben definite, che sembrano, avvicinandosi, voler sedurre con il loro charme, l’opposto lontano eppur vicino Stromboli. Egli è raffigurato come un’maschio arrabbiato, che tuona e sputa fuoco ogni volta che qualcosa non soddisfa il suo gradimento. L’Etna e una donna bellissima, e ciò che la rende così speciale è proprio la sua femminilità. La sua sinuosità è dominata da linee curve ed elastiche, che si intrecciano o si incontrano, proseguendo idealmente l’una con l’altra, rendendo i gesti delle figure morbidi e fluidi, comunicando un senso di armoniosa fusione tra donne e ambiente circostante.
La figura dell’Etna ha una forte presenza fisica ed è molto affascinante. La giovane è in ginocchio, con il corpo frontale, mentre il viso è rivolto tre quarti verso destra. L’espressione è decisa e dolce, mentre i tratti del volto sono irregolari. I capelli rossi e dorati sono mossi. La mano sinistra rappresenta meglio sé stessa, è un’incandescenza di lava infuocata. Le donne da ella generate, quasi quasi dalla forza vitale della sua mano destra, conoscono il proprio posto, in un disordine ordinato e rispettoso, dietro si scorre la ragazza che balla con le fiamme, davanti colei che inginocchiata alza le mani verso il cielo, volendolo toccarlo, ed infine, eccola, lei, che con un morbido scivolo riesce a sfiorare con le sue mani lo Stromboli. I corpi sono in visibili torsioni, come quella che scivolando, sembra quasi 
abbandonata ad una posa innaturale.
Il rosso del dipinto è di tono caldo e brillante. Infatti, la pelle dell’Etna scintilla in diverse tonalità che la rendono luminosa, per merito di velature di colore ad olio. Anche i capelli della giovane hanno una tonalità di rosso dorato. L’incarnato è intonato dai colori tipici e acceso da un lieve rossore nelle guance. Lo sfondo è blu con riflessi rossi verso l’alto, in ombra. Infine, il contrasto di luminosità mette in evidenza i volti e i capelli delle ragazze che si stagliano contro l’ombra scura dello sfondo. Si noti che il magico femminile è aperto: infatti, la mano della figura in primo piano tocca appena la spalla dell’altra donna, creando una frattura nel movimento.
L’amore per l’Etna mi ha portata a leggere cunti, miti e legende sui vulcani Siciliani, di cui una mi è piaciuta in particolar modo, il Mito della ninfa Etna.
I miti legati alla nostra Muntagna sono davvero moltissimi: Aci e Galatea, Encelado, Efesto, i Frati Pii. Meno conosciuta, ma in realtà non meno importante perché pare abbia dato nascita al nome del vulcano, è la leggenda della Ninfa Etna.
Secondo quest’ultima, si scopre che il nome della ninfa, e quindi del nostro vulcano, figlia di Urano e di Gea, sarebbe quindi simbolo di fusione e punto di raccordo tra il cuore infuocato della terra e le stelle fredde del cielo, mentre il suo nome non sarebbe altro che una storpiatura dialettale del nome della martire Agata, la santa protettrice della città di Catania, ovvero Aitna. La montagna è buona, proprio come è buona Agata (dal greco Agathòs, che significa Buono). Per questo i Catanesi considerano l’Etna la “montagna-madre” e non un “vulcano-distruttore”. Ecco spiegato il motivo per cui i Catanesi considerano il Vulcano donna, Madre Etna: una mamma proteggerà sempre i propri figli. La legenda quindi è l’espressione di un ideale di armonia e di felicità, la personificazione di una umanità bella, che non distrugge ma ama.
Il vulcano Stromboli invece è un maschio feroce e forte, sempre arrabbiato come emerge anche da diverse legende siciliane e calabresi. Anche da lui vediamo sorgere tre maschi che spuntano lava dal vulcano. Sono tre figure di maschi: l’uomo in cima alla montagna è mostrato di profilo e girato a sinistra, un altro sbuca dal cratere come se stesse saltando in mare, e il terzo corre giù per il pendio fino a incontrare la mano tesa dell’Etna. Egli è caratterizzato dal rosso scuro, i volti degli uomini non sono visibili, o sono coperti con le mani.
Infine, nella narrazione del geografo greco Strabone, lo Stromboli, detto Strogile (rotonda), era “inferiore per la violenza della fiamma, ma superiore per la risonanza dei suoi boati”.
Il nome dell’isola proviene dal greco antico “Strongyle” (“trottola” o “rotonda”). Il vulcano è anche chiamato dai suoi abitanti Struògnoli o Iddu (“Lui” in dialetto siciliano), in riferimento alla natura divina un tempo attribuita ai fenomeni naturali incontrollabili.
I colori sono definiti da un unico contrasto di complementarietà tra il rosso della lava, che c’è dappertutto, e il blu scuro su quasi tutto il dipinto. Il rosso di Iddu è di tonalità scure, poco illuminato, un po’ tenebroso. Il suo corpo e girato a destra, due delle figure maschile sono giosi per l’avvicinamento dell’Etna, tramite le sue creature, uno trapela nel tentativo di toccarle la mano rossa.
Quindi, allegoricamente, l’Etna chiama e lo Stromboli risponde. Ancora una volta i due giganti di fuoco siciliani eruttano in coro, confermando il loro liaison, l’amore.
Nella mia opera ho provato a celebrare la vita, l’ottimismo e la ricerca di una mai banale serenità da ritrovare nei sentimenti positivi e nell’amore.
È molto difficile ed emozionante da comporre, sapere quando la storia si ferma o quando continua. A volte le mie tele si caricano naturalmente, a volte rimangono sparse, a seconda della sensazione che si crea mentre dipingo. Avevo appena finito il lavoro e ho trovato un libro con leggende e miti siciliani, e mi sono reso conto di aver dipinto qualcosa che era stato descritto da qualche parte, e ho conosciuto quella cosa senza averla letta, l’ho intuita, è affascinante.

Il dono è un’opera inedita che fa parte di una serie ispirata ai nostri due vulcani siciliani: l’Etna e lo Stromboli, entrambi attivi.
Il dipinto raffigura Stromboli in eruzione e il mare che regala un occhio al vulcano.
La scena, ambientata di notte, si svolge sullo Stromboli in eruzione, il cielo è blu scuro con striature di rosso, giallo e grigiastre. Il dipinto è strutturato su tre piani.
Il primo piano raffigura il mare tempestoso, l’acqua in movimento, simbolo di incertezza, dubbio, ma è anche un’immagine di vita oltre che di paura e morte.
Nel secondo piano emerge il vulcano in eruzione le cui fiamme diventano figure umane:
una in cima al vulcano, proprio al centro dell’opera, con un viso diabolico dai connotati scimmieschi, di colore rosso scuro e nascosto dietro il braccio sinistro.
Una leggenda calabrese attribuita al monaco calabrese Elia che si era rifugiato sul monte per scacciare le tentazioni buttandole giù dalla montagna, narra che  l’origine dello Stromboli sia dovuta al diavolo che si ribella rigurgitando fuoco nel mare.
L’altra figura si china verso il mare per ricevere in dono l’occhio, simbolo di conoscenza, luce e capacita di percezione spirituale.
È quasi notte, l’ora del crepuscolo, il cielo è cupo e denso di nubi, solo gli schizzi di lava illuminano di luce rossa.
Nel terzo piano del dipinto, la terza figura di fiamme appena uscite dal cratere del vulcano spinge verso l’alto un lapillo di cenere e pietra lavica trasformatosi in due piedi che si innalzano in cielo, verso un altro orizzonte.
Esiste un unico contrasto di complementarietà tra il rosso della lava e il blu su quasi tutto il dipinto. I colori stesi a macchie, accavallando i toni chiari a quelli scuri, creano sovrapposizioni di colori per arrivare alle lumeggiature. In questo modo i contorni delle forme tendono a scomparire e a creare un amalgama ambientale che unisce forme e sfondo.
La profondità è suggerita dalla prospettiva di grandezza che riduce la dimensione della montagna a sinistra verso il centro del dipinto. Inoltre si coglie una fuga prospettica che accompagna lo sguardo dello spettatore in profondità. L’orizzonte è alto e la struttura dell’opera vede l’alternarsi di piani che si sovrappongono verso gli spruzzi lontani di lava. Il mare in tempesta con le mani è in primo piano. Da sinistra convergono verso il centro una colata di lava effervescente trasformata in un essere umano che si china per ricevere il dono.
Le figure principali sono disposte in corrispondenza delle diagonali del quadro. Questo espediente aiuta lo spettatore ad osservare le diverse parti del dipinto. Si tratta quindi di una progettazione creata per guidare lo sguardo dell’osservatore. Lungo la diagonale che sale da destra a sinistra, in basso sono disposte le mani e l’occhio, l’uomo che si china e l’uomo in cima al vulcano e per terminare, i piedi che si intravedono dietro la montagna. A destra si vede un altro uomo che rappresenta una esplosione che spinge fuori un piede come una bomba.
Le fiamme di un colore rosso molto acceso bilancia la massa centrale dell’acqua di colore blu scuro con le chiome bianche. L’occhio si trova in basso verso destra, coccolato da due mani che lo offrono come regalo.
Il lavoro presentato è una celebrazione della bellezza del mondo naturale, della bellezza del luogo in cui vivo, della bellezza del nostro posto in questo mondo. Non sempre trovo le parole giuste per descrivere i miei quadri. Penso che ciò che conta sia ciò che si vede, ma allo stesso tempo cerco attraverso la mia pittura di far vedere allo spettatore oltre ciò che si vede. Il mio obiettivo è proprio quello di catturare l’attenzione dello spettatore per più di qualche secondo.scritto da qualche parte, e ho conosciuto quella cosa senza averla letta, l’ho intuita, è affascinante.

Facebook: Stef Si
Instagram: @stef3914

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